RUDOLF DIESEL: L’UOMO, IL MOTORE, IL MISTERO
Correva l’anno 1892 quando il geniale Rudolf Diesel ebbe un’idea che avrebbe rivoluzionato l’intero mondo dell’automobile e non solo.
Il primo motore termico a ciclo diesel venne da lui brevettato nel 1892. L’obiettivo era aumentare l’efficienza dei motori a vapore e dei primi propulsori a benzina sia in termini di rendimento che di sicurezza. Il motore a gasolio aveva il vantaggio di non avere bisogno di una scintilla per generare l’esplosione della miscela aria-benzina, ma solamente di aria compressa inoltre consumava meno ed appariva più duraturo ed affidabile. Infine il gasolio necessitava di minori processi di raffinazione rispetto alla benzina. Furono i limiti tecnologici degli anni a cavallo tra i due secoli ad impedirne la diffusione immediata, in quanto non era stato possibile sviluppare componenti adatti soprattutto nel sistema di alimentazione (iniettori e pompa). Inizialmente usato per applicazioni industriali, le cui prime furono sviluppate presso la MAN di Augusta in Germania, il diesel si impose presto anche nel settore navale (la prima adozione fu nel 1904 sul sommergibile francese “Z”) per poi arrivare alla pionieristica scelta di Mercedes Benz, nei primi anni 20, di adottare motori diesel anche per le trattrici agricole e per i primi autocarri.
Certo il sogno del nostro Sig. Diesel era un altro: “The automobile engine will come and then I’ll consider my life’s work complete.” (“Il motore per le automobili arriverà e allora potrò considerare il lavoro della mia vita completo”). Sogno che si realizzò soltanto nel 1936, nella Germania del Terzo Reich. In quell’anno infatti, venne lanciato sul mercato il primo motore a gasolio della Mercedes 260 D, portando a compimento il più grande obiettivo della vita del suo inventore; il quale sfortunatamente non poté assistere in quanto perse la vita in circostanze misteriose durante una traversata della Manica nel 1913. Infatti se delle applicazioni diesel ormai sappiamo tutto (o quasi), del suo inventore si sa molto poco. Al secolo Rudolf Christian Karl Diesel, nacque il 18 Marzo del 1858 e trascorse la sua infanzia in Francia fino a quando la guerra Franco – Prussiana, scoppiata nel 1870, non costrinse lui e la sua famiglia a migrare a Londra. Per migliorare il suo tedesco andò a vivere dagli zii ad Augusta, in Baviera. All’età di 14 anni scrisse una lettera ai suoi genitori nella quale, con le idee chiare più che mai, li informò di voler diventare ingegnere (e che ingegnere!), nonostante i pareri contrari dei genitori che avrebbero preferito vederlo dedicarsi al lavoro subito dopo la sua formazione di base, dimostrando sin da piccolo un carattere forte (e forse anche un po’ ostinato) che lo condurrà poi all’invenzione che rivoluzionerà l’industria fino a giorni nostri. Nel 1880 si laureò alla Royal Bavarian Polytechnic of Munich per poi spostarsi a Parigi lavorando con un suo vecchio professore, Carl Von Linde, sulla progettazione e costruzione di nuovi impianti refrigeranti. Fu successivamente a questo periodo, una volta tornato in Germania che iniziò la progettazione dei nuovi motori diesel segnando la storia moderna dello sviluppo industriale.
Sebbene tutto di lui e della sua vita di successi ci risulti noto, nulla di certo ci è pervenuto sulla sua morte: il 29 Settembre 1913 Mr. Diesel s’imbarcò sulla SS Dresden, un’imbarcazione che faceva spola tra Anversa e Harwick, per dirigersi alla Consolidated Diesel Manufacturing Company di Londra per vendere agli inglesi la licenza della sua invenzione (manca poco alla guerra tra Regno Unito e Germania). Lasciò detto al personale di essere svegliato alle ore 6:15 del giorno successivo ma quando andarono a svegliarlo trovarono la cabina vuota e un letto in cui nessuno aveva dormito. Sul suo diario personale lasciato nella stessa cabina, trovarono in quella data una croce in segno di morte ed il suo corpo fu rinvenuto nel Mare del Nord il 10 Ottobre. Ma le stranezze non si esauriscono qui: a due settimane dalla partenza di Diesel, la moglie Martha, seguendo le precise disposizioni del marito, aprì la valigetta che le aveva lasciato e vi trovò 200.000 marchi tedeschi, l’equivalente odierno di 1.2 milioni di dollari americani e un dossier di numerosi avvisi da parte delle banche che i loro conti bancari erano stati svuotati. Gesto estremo premeditato? Presagio che la sua vita fosse in pericolo? Ai posteri l’ardua sentenza… o forse no. Così nasce il mito del Sig. Diesel.